Delitto Garlasco, trovato il martello. Era nel canale di Tromello - La Stampa


Eighteen years after the Garlasco murder, a hammer and other metal objects have been found in a canal, potentially leading to a breakthrough in the case.
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Inviata a Tromello (Pavia). È ormai sera quando si concludono i lavori di vigili del fuoco e carabinieri. Dopo una giornata intensa di preparazione delle attività, in poche ore hanno trovato quel che cercavano. E lo hanno trovato proprio nel tratto del canale di Tromello, alle porte di Garlasco, che scorre dietro una proprietà da anni disabitata della famiglia Cappa, al di là del portone di legno massiccio ormai coperto dalle ragnatele, dove viveva la nonna delle gemelle Paola e Stefania, cugine da parte di madre di Chiara Poggi.

Da quei trenta metri di roggia mai ripuliti dal Comune, infatti, diciotto anni dopo il delitto è riemerso un martello e altri oggetti metallici che sono stati sequestrati e saranno analizzati alla ricerca dell’arma del delitto. Ancora non si sa se quel martello è compatibile con quello che il 13 agosto del 2007, il giorno in cui Chiara è stata massacrata, secondo l’avvocato di famiglia Gian Luigi Tizzoni, è scomparso dalla villetta dei Poggi.

Garlasco, si cerca presunta arma in un canale vicino ad una casa: le immagini

A parlare di questa casa di corte che si affaccia sui binari del paese in provincia di Pavia è stato un super testimone intervistato due mesi fa dalla trasmissione Le Iene e poi sentito, in due diversi verbali finiti nel nuovo fascicolo aperto dalla procura diretta da Fabio Napoleone che indaga per concorso nell’omicidio il 37enne Andrea Sempio, amico del fratello della vittima. E sempre più nella cerchia di amici sembrano concentrarsi gli accertamenti dei carabinieri.

Nella super testimonianza, non ancora mandata in onda, si riportano le parole di due persone morte. Una di loro sarebbe stata presente nella tarda mattinata di quel 13 agosto a Tromello. E avrebbe raccontato di aver visto Stefania Cappa, con una borsa che conteneva diversi oggetti metallici, alla ricerca delle chiavi del cancello della casa, all’epoca abitata dal fratello che era via per le vacanze estive, in Croazia. Alla fine, la ragazza avrebbe trovato le chiavi a casa di una vicina. La stessa che avrebbe poi raccontato al super testimone di aver sentito, poco dopo l’ingresso di Stefania Cappa nel cortile, un forte tonfo compatibile con il lancio nella roggia di oggetti metallici.

Ora il martello e le altre cose sequestrate dai carabinieri del Nucleo investigativo di Milano, diretto dai comandanti Antonio Coppola e Fabio Rufino, saranno analizzati a fondo per capire se sono compatibili con l’arma che ha ucciso la ventiseienne. Così come saranno esaminati tutti i diari, i quaderni e gli scritti trovati a casa di Andrea Sempio, fino a oggi unico indagato nel nuovo fascicolo.

Nel suo appartamento alle porte di Voghera, i carabinieri si sono presentati ieri all’alba. Un blitz che si è svolto in contemporanea anche a casa dei suoi genitori e degli amici Mattia Capra e Roberto Freddi (non indagati). Per otto ore è andata avanti la perquisizione del bilocale voluta dal procuratore aggiunto Stefano Civardi e dalla pm Valentina De Stefano a due giorni dall’incidente probatorio che si terrà domani. Gli investigatori hanno setacciato anche il sottotetto e il garage alla ricerca di «fotografie, filmati, file audio, appunti, chat e mail attinenti al periodo in cui si sono verificati i fatti, o comunque utili a ricostruire i rapporti tra la vittima, l’indagato e la sua cerchia di amici». Ma anche, si legge nel decreto, «le abitudini di vita dell’indagato, la frequentazione di casa Poggi e ogni altro elemento utile a collocarlo sulla scena del crimine in eventuale concorso con terzi».

Ha spiegato la sua avvocata Angela Taccia: «Sempio è tranquillo, ha collaborato per tutto il giorno. È solo preoccupato perché in questo momento non può sentire i suoi genitori». Per papà Giuseppe e soprattutto per mamma Daniela, che aveva anche accusato un malore nel corso del suo ascolto nella caserma dei carabinieri. A lei e al biglietto di un parcheggio di Vigevano che avrebbe custodito per oltre un anno è legato l’alibi del figlio

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