John Prevost, one of Pope Leo XIV's older brothers, traveled from New Lenox, Illinois to Rome for a short visit. He stayed at the Order of St. Augustine, the same place his brother lived for years. The brothers share a close relationship, despite the distance and Robert's busy schedule. They spoke the night before and after the Conclave, but haven't had a chance to have a long conversation yet.
John described their childhood as normal and highlighted Robert's intelligence, kindness, and strong faith. He expressed immense pride in his brother's election, though he admitted surprise. While acknowledging the massive responsibility of being the first American Pope, John emphasized the continued brotherly bond.
John planned to congratulate his brother personally and mention his tiredness. He also hopes to maintain their close relationship despite Robert's increased responsibilities. John's visit also involved an unnamed friend, and he may extend his stay to attend the enthronement ceremony.
Il volto segnato dalla stanchezza «per il lungo viaggio» e allo stesso tempo emozionato per l’elezione «di Robert» al soglio di Pietro. John Prevost, uno dei due fratelli maggiori di Papa Leone XIV, ieri mattina è arrivato a Roma. Ha lasciato la sua villetta di New Lenox, a 65 chilometri da Chicago, la stessa dove il Pontefice è cresciuto con la famiglia, per venire a congratularsi con lui di persona. «Una breve visita» prima dell’insediamento ufficiale, dice in inglese entrando a passo svelto nella struttura dell’Ordine di Sant’Agostino, quella al civico 25 di via Paolo VI. È lì che John, settantunenne ed ex preside di una scuola cattolica, alloggerà per i prossimi giorni. Nello stesso luogo dove suo fratello Robert ha vissuto per anni. L’abbigliamento sportivo e gli occhiali come Leone XIV. La somiglianza tra i due è lampante. Sembrano simili anche nei modi di fare. John, nonostante le «nove ore di volo da Chicago a Roma» e la voglia di «andare a riposare un po’», non è sgarbato. Si ferma per una manciata di minuti nell’androne al piano terra del palazzo. «Ancora non ho visto Robert. Ci incontreremo più tardi. Nei prossimi giorni credo che mangeremo insieme e andremo da qualche parte». John dovrebbe restare a Roma fino a martedì, ma non si esclude che possa prolungare il soggiorno per partecipare alla cerimonia di intronizzazione del fratello, che si terrà domenica prossima (18 maggio). Il settantunenne non fornisce troppi dettagli sul suo viaggio, forse vuole evitare l’assalto dei cronisti che, da quando «Robert è diventato Papa», non gli hanno più dato tregua, chiedendogli «qualunque cosa» su di lui.
Un rapporto speciale, il loro, coltivato nonostante le distanze, visto che «Robert è andato via di casa molto presto» e poi «ha iniziato a girare il mondo per via delle missioni». Però si sentono spesso al telefono. Hanno parlato la sera prima dell’inizio del Conclave e anche subito dopo l’elezione. Una chiamata «molto breve, perché lui aveva poco tempo». Travolti dagli eventi, i due fratelli, ancora non hanno avuto un momento per loro «per sedersi e chiacchierare». «Quando è stato eletto io ero a Chicago. Ero davanti alla televisione come il resto del mondo. All’inizio, quando ho sentito il suo nome non ci ho creduto. Ma quando l’ho visto affacciarsi dalla Loggia ho provato un’emozione fortissima. Sono davvero fiero di lui. Sin da quando eravamo bambini si capiva che sarebbe diventato prete, ma non pensavamo certo Papa».
Una grande emozione per John e una «grande responsabilità» per Leone XIV. «È un compito importantissimo, perché è il primo Pontefice americano e per questo avrà gli occhi del mondo puntati addosso», sostiene l’ex preside, riponendo molta fiducia nella capacità del fratello, che definisce «normale». Come normale è stata anche la loro infanzia, che hanno condiviso fino a che il futuro Leone XIV non è entrato in seminario. «Normale e anche molto intelligente, gentile e, soprattutto, ha molta fede. Penso che sia proprio questo che faccia grande un Papa». Anche se ora «dovrà guidare la Chiesa», per John lui resterà sempre il fratello minore. Quel fratello che non vede l’ora di incontrare. «Cosa gli dirò appena lo vedrò? Beh, sicuramente gli farò le congratulazioni di persona e poi dirò che lo vedo stanco. Immagino lo sarà dopo quello che è successo», dice con tono scherzoso.
Il tempo a disposizione è terminato. «Buonanotte». John si congeda per andare a riposarsi nella sua stanza. Ma un’ora dopo è di nuovo all’ingresso. C’è anche un’amica di famiglia, arrivata insieme a lui da Chicago per la visita al Pontefice che è anche un’occasione per fare un viaggio in Italia. Non il primo però. Il settantunenne, infatti, era già stato altre volte nel nostro paese. La prima fu proprio con Robert Prevost all’epoca del college. Ogni occasione è sempre stata buona per incontrarsi. Per mantenere quel contatto che John si augura non perderanno mai. «Nemmeno ora che i suoi impegni saranno ancora più gravosi di prima», auspica uscendo insieme all’amica. Dove sono diretti è un mistero. Non vuole dirlo. Ma ha in mano una busta. Che sia un regalo per il fratello?
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