Omicidio Ilaria Sula, tutto quello che non torna: la mezza confessione di Mark, l'ora della morte, i complici e il Dna | Corriere.it


The murder of Ilaria Sula in Rome remains shrouded in mystery, with inconsistencies in the suspect's confession and unanswered questions surrounding the involvement of others.
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di Fulvio Fiano e Rinaldo Frignani

Quindici giorni dopo il delitto e nove dopo il ritrovamento del corpo della studentessa sono ancora molti i punti da chiarire nel giallo di via Homs. Il ruolo dei genitori e anche quello delle amiche della giovane uccisa

Tracce di sangue, Dna, mezze confessioni (quelle di Mark Samson e della madre Nosr Mazlapan), racconti degli amici tutti da confermare, sopralluoghi ripetuti da parte della polizia. Quindici giorni dopo il delitto di Ilaria Sula e nove dopo il ritrovamento del corpo della 22enne studentessa di Statistica in un dirupo a Capranica Prenestina, alle porte di Roma, ci sono ancora molti punti da chiarire nel giallo di via Homs. 

I dubbi sulla confessione di Mark

Mark Samson, studente di Architettura tutt'altro che modello - un esame in quattro anni alla Sapienza, frequenze a singhiozzo, ritiro del piano di studi -, ha ammesso quasi subito davanti a polizia e magistrati di aver ucciso l'ex fidanzata Ilaria Sula. Una confessione ritenuta attendibile dal gip che ne ha convalidato l'arresto spedendolo a Regina Coeli accusato di omicidio volontario e occultamento di cadavere. Il giudice ha spiegato che c'era un evidente pericolo di fuga del giovane dai parenti nelle Filippine o in Arabia Saudita. Nelle dichiarazioni rese agli investigatori della Squadra mobile Mark riferisce di aver ucciso Ilaria la mattina del 26 marzo scorso a casa sua dopo una lite perché aveva scoperto messaggi «sessualmente espliciti» sul telefonino della ragazza scambiati con un ragazzo conosciuto su Tinder. Una reazione con un coltello da cucina dopo che la giovane lo aveva graffiato sulle braccia per riprendersi il cellulare che gli aveva prima consegnato spontaneamente. Due fendenti da dietro, sul lato sinistro del collo: «Ha gridato poco, è morta subito», ha detto ancora il 23enne. L'epilogo violento dell'ultimo incontro con Ilaria, cominciato in realtà la sera precedente, alle 21.30 circa quando la ragazza si è recata in via Homs per riportare alcuni effetti personali di Mark rimasti nella sua abitazione in via Tiburtina, a San Lorenzo: voleva chiudere la relazione con lui, come gli aveva già detto a gennaio e anche solo due giorni prima perché il giovane non le voleva mostrare i voti degli esami universitari. C'è un collegamento fra l'andamento alla Sapienza di Mark e il delitto? Il movente è solo legato alla decisione della vittima di interrompere la storia con lui? Sulla questione dei messaggi su Tinder, la polizia ha sentito Alessandro, il giovane conosciuto da Ilaria, che ha riferito di non aver mai incontrato di persona né lei e tantomeno lui, nonostante Mark abbia riferito di aver avuto con il giovane un confronto.  

Chi lo ha aiutato a far sparire il corpo di Ilaria?

Ma se per chi indaga non ci dovrebbero essere dubbi su chi è il killer di Ilaria, ce ne sono invece tanti su chi lo ha aiutato a far sparire il corpo della ragazza. Lo sottolinea anche il gip. E non solo: in pochi giorni la Scientifica ha eseguito almeno quattro sopralluoghi in via Homs alla ricerca di tracce di sangue, Dna di altre persone, calzature che non potrebbero non corrispondere a quelle del ragazzo arrestato, da confrontare con le impronte trovate nell'appartamento dell'omicidio e forse anche sul luogo dove il corpo della giovane è stato trovato infilato in una valigia, ma comunque visibile. La madre di Mark, dopo aver negato per giorni di aver avuto un ruolo nel delitto - «Dormivo, non ho sentito nulla» - ha confessato invece di aver aiutato il figlio a pulire la casa dalle macchie di sangue (sembra non molte) e per questo è indagata ma solo per occultamento di cadavere in concorso. Ma il sospetto è che ci possano essere state altre persone forse di famiglia al corrente di quello che il ragazzo aveva fatto e che si sono messe a disposizione per aiutarlo. Fra gli altri il padre Rik, attualmente non indagato, che prima ha riferito di essere rimasto a casa anche lui e poi invece che all'ora del delitto si trovava fuori, e altri parenti anche loro interrogati. Del resto è difficile pensare che Mark, dopo l'omicidio, possa aver pulito tutto da solo, infilato il corpo dell'ex fidanzata in due sacchi e quindi in un trolley, dove non entrava tutto, averlo portato a mano a cento metri di distanza da casa per caricarlo nel bagagliaio della sua auto, una Ford Puma nera, per poi dirigersi verso Poli e Capranica Prenestina. Tutto questo di giorno. A conferma del passaggio della Puma in quei luoghi ci sono le foto scattate dalle trappole installate dal Comune di Poli per sorprendere chi getta rifiuti abusivamente: erano le 18.18 ma si vede solo la targa. Resta quindi un mistero chi ci fosse in realtà a bordo della vettura. 

L'ora del delitto è un mistero

Di giorno, sì, perché è quello che Mark ha raccontato nella sua mezza confessione, nella quale non ha parlato del ruolo dei genitori e di altre persone, ma anche di altre cose. In realtà non si esclude che Ilaria sia stata uccisa poco dopo essere entrata nella casa di via Homs, in circostanze quindi completamente differenti da quelle ammesse dal 23enne. E che quindi il corpo della giovane possa essere stato quantomeno caricato sull'auto di notte, per non correre il rischio di essere notati in una zona molto trafficata di giorno come il quartiere Africano. L'autopsia non ha potuto stabilire l'ora del decesso della 22enne, ma comunque che non aveva mangiato prima di morire. 

I depistaggi di Mark e i messaggi scritti al posto di Ilaria 

Allo studente filippino viene contestato anche il fatto di aver utilizzato, come lui stesso ha ammesso, il telefonino dell'ex fidanzata per nascondere l'omicidio facendo passare l'improvvisa scomparsa di Ilaria come una scelta personale. Così ha ingannato i genitori della giovane, che dal 25 marzo l'attendevano per il 29 a Terni per passare insieme il fine settimana nella loro abitazione, ma anche le coinquiline e le amiche più vicine alla vittima. Ma fra i nodi ancora da sciogliere ci sono quelli legati alle stesse dichiarazioni di Mark, che in merito a uno degli ultimi messaggi, questa volta sul profilo Instagram della giovane, del 31 marzo, due giorni prima della scoperta del corpo e dell'arresto, «Sto bene, grazie a tutti», ne ha negato la paternità. Chi lo ha mandato? E quel profilo era vero oppure anch'esso creato per simulare che Ilaria fosse ancora viva?

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11 aprile 2025 ( modifica il 11 aprile 2025 | 13:27)

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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