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Gianluca Sordo ha rilasciato un'intervista al Corriere della Sera, dove ha parlato dei suoi rimpianti, ricordi e della grande delusione per il mondo calcistico che, a suo avviso, si è dimenticato di lui. Gianluca è un ex centrocampista di Torino, Milan, Reggiana e Bari in serie A (oltre 140 presenze), è stato in nazionale Under 21 ed è stato anche a Barcellona nel 1992 con la selezione olimpica.
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L'ex calciatore racconta anche di un bruttissimo episodio accaduto nel 2005 dove fu aggredito in un locale: «Una sera, senza volerlo, pesto il piede a una ragazza.
Le chiedo scusa un paio di volte, lei non le accetta. Alla terza perdo la pazienza e la mando a quel paese». A quel punto un ragazzo, racconta Sordo, gli dà una testata alla tempia: «Torno a casa, inizio a vomitare nel letto, non riuscivo a parlare o a muovermi. Mi fanno una tac, avevo un ematoma cerebrale. Alle 8 del mattino mi operano a Pisa, salvandomi la vita. È un miracolo che sia qui a raccontarlo». Gianluca parla anche del coma e della riabilitazione: «Finisco in coma per quattro giorni, quindi un mese di terapia intensiva e una lunga riabilitazione pagata tutta di tasca mia. I danni però me li porto dietro ancora oggi».Ancelotti-Brasile: salta l'accordo, possibile futuro in Arabia Saudita?
Parole dure per il suo ex procuratore Oscar Damiani: «Dopo 10 anni di procura mi ha scaricato sulle rotaie del tram, a Milano, come un barile. Ormai ero diventato un pesce troppo piccolo per lui. Rispetto e valori mancavano anche nel calcio di allora». L'ex calciatore parla anche delle esperienze con la Reggiana e il Bari: «Alla Reggiana con Lucescu mi lesionai cinque volte. A Bari venivo visto come l'uomo di Fascetti, che litigò coi tifosi. A 28 anni non mi voleva nessun club di A e ci sta. Ma perché neanche uno di B? Qualcuno ha voluto tagliarmi le gambe. In molti se la sono legata al dito».
L'altra accusa è ad Allegri: «All'Aglianese, era alla sua prima esperienza mentre io ero il giocatore più anziano. Gli davo una mano, in campo si era creato un bel rapporto, era tutto un "Gianlu, Gianlu, Gianlu". Poi in un mese di terapia intensiva non si è mai fatto vedere o sentire. Tutti sapevano quello che mi era accaduto, ne avevano parlato tv, radio e giornali. Non ero andato in Groenlandia, stavo lì a pochi minuti d'auto da lui, una persona con cui avevo condiviso le giornate fino a qualche mese prima. Mai un lunedì dopo le partite che sia venuto a salutarmi.
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Il rimpianto più grande? La traversa a un minuto dalla fine nella finale di Coppa Uefa contro l'Ajax. Colpo di testa di Mussi, mezza rovesciata, la prendo di collo pieno, passa sotto la gamba di De Boer, poi il legno, il terzo della nostra partita. Avrebbe cambiato la storia del Torino e anche la mia. I tifosi mi avrebbero fatto una statua di marmo».
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