Garlasco (Pavia). Vivevano tutti a Garlasco in quel 13 agosto del 2007 quando Chiara Poggi fu massacrata nella villetta di via Pascoli. Per diciott’anni sono rimasti personaggi secondari sullo sfondo di un’indagine che ha avuto sempre come unico sospettato Alberto Stasi, poi condannato in via definitiva a 16 anni di carcere per il delitto. Frequentavano casa Poggi, non per la conoscenza della studentessa-lavoratrice ventiseienne, ma perché amici d’infanzia del fratello minore Marco. Andrea, Mattia e Fabrizio i loro nomi.
Il primo, Andrea Sempio, da mesi è indagato per concorso nell’omicidio di Chiara. All’alba di ieri mattina alla porta della casa di corte in cui vive in affitto a Voghera hanno bussato i carabinieri del Nucleo investigativo di Milano con in mano un decreto di perquisizione. Dai pm di Pavia sono stati delegati a cercare ogni elemento utile alle indagini e «attinente al periodo in cui si sono verificati i fatti» per «ricostruire i rapporti tra la vittima, l’indagato e la sua cerchia di amici».
Proprio quel gruppo di amici su cui sembrano concentrarsi gli accertamenti di carabinieri e procura, a partire da Mattia Capra e Fabrizio Freddi che con Marco Poggi e Alessandro Biasibetti formavano una comitiva di diciottenni che si erano conosciuti tra i banchi della scuola elementare e sui campi di calcetto. Le case di Garlasco in cui oggi vivono Capra e Freddi (nessuno dei due è indagato) sono state perquisite ieri. E anche il contenuto dei loro cellulari e dei pc è stato sequestrato dai carabinieri.
OMICIDIO CHIARA POGGI Monica Serra, Andrea Siravo 14 Maggio 2025
Nei giorni e le settimane dopo l’omicidio erano stati convocati negli uffici della caserma a Vigevano come persone informate sui fatti. Come tutti coloro che frequentavano spesso la villetta dei Poggi. E anche perché in via Pascoli ci arrivavano tutti in bicicletta. Un dettaglio all’apparenza di poco peso che, in realtà , ne aveva molto, per via delle testimonianze che collocavano la presenza di una bici da donna fuori la proprietà in un orario compatibile con l’omicidio.
«Con Chiara ho solamente scambiato alcune parole quando aspettavo Marco mentre parlavo più spesso con la madre di Marco – aveva messo a verbale Capra, imparentato con il genetista della famiglia Poggi, Marco Capra – Escludo categoricamente di aver avuto amici in comune con Chiara Poggi e di aver conosciuto né visto il fidanzato della stessa». Quel 13 agosto era in ferie dal lavoro in carrozzeria: «Sono rimasto per l’intera giornata presso la mia abitazione in compagnia, saltuaria, di mio zio che nel corso della giornata si è assentato più volte».
Dell’assenza di un rapporto con Chiara aveva parlato anche Freddi, che come l’amico Capra aveva dichiarato di aver trascorso il 13 agosto a casa. L’analisi delle celle telefoniche dell’epoca, però, li ha contraddetti. Alle 9.58 di quella mattina nessuno dei due sarebbe stato a Garlasco. A informarli della morte di Chiara – secondo le loro versioni – era stato Andrea Sempio.
Chi invece aveva una conoscenza diretta di Chiara erano le cugine gemelle Paola e Stefania Cappa. Quelle finite sotto i riflettori per il fotomontaggio posticcio appiccicato all’indomani del delitto con loro due che abbracciano Chiara, tutte sorridenti e vestite di rosso.
Dall’agosto di quell’anno soprattutto Stefania era una presenza quasi fissa nella villetta di via Pascoli. «Andavo a casa di Chiara quasi tutti i giorni verso le 15.30-16.00 per fumare una sigaretta e chiacchierare un po’», aveva detto a verbale. Ma mai di mattina. Stefania dichiarò di aver trascorso quella del 13 agosto chiusa in casa a preparare un esame di giurisprudenza.
Diversa la versione di un testimone, all’epoca delle indagini ritenuto poco credibile da procura e investigatori: il tecnico dell’Asm, Marco De Montis Muschitta. «Tra le ore 9.25 e le ore 9.40-9.45 del 13 agosto 2007 ho visto lungo la via Pavia in Garlasco mentre mi trovavo a bordo del furgone di lavoro su una bicicletta la cugina bionda di Chiara Poggi (identificata come Stefania Cappa), con un attrezzo da camino nella mano destra» aveva messo a verbale Muschitta. Un’ora dopo ritrattò tutto, poi si ipotizzarono pressioni non meglio circostanziate per fargli cambiare idea. «Tutti gli attrezzi del camino ci sono ancora» e l’attizzatoio «che avevamo allora c’è ancora adesso», hanno puntualizzato i genitori di Poggi. Indagato e processato per calunnia, Muschitta è stato poi assolto.
Ma lui non sarebbe stato l’unico a fare riferimento alla cugina di Chiara quella mattina. Di lei ha parlato anche il testimone misterioso sentito dalle Iene, che avrebbe portato i carabinieri sulle tracce del martello e degli altri oggetti metallici sequestrati ieri nella roggia di Tromello. «La famiglia Poggi è rimasta ancora una volta basita per quanto sta accadendo – sono le parole dell’avvocato Francesco Compagna –e per le ipotesi stravaganti che si stanno valorizzando».
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