Eurovision, le pagelle della prima semifinale: il terribile kitsch della sciamana polacca (voto 4), Lucio Corsi, fa sembrare dal vivo anche le basi (8) | Corriere.it


This article reviews the performances of the first Eurovision Song Contest 2025 semifinal, providing scores and commentary for each participating country.
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di Andrea Laffranchi

I giudizi sui protagonisti della prima semifinale. Giovedì su Rai2 la seconda

Islanda: VÆB – RÓA 5 Terra con un’elevata percentuale di star globali (da Björk ai Sigur Rós), l’Islanda si è persa due finali consecutive ad Esc. E anche stavolta il processo di selezione mostra qualche debolezza. I fratelli Matthías e Hálfdán Matthíasson d’argento vestiti portano un rap casinaro che fa il verso a ritornello di Passenger di Iggy Pop cone dei violini folk. Barchetta a remi sul palco ed estetica da boyband anni Zero con tutine argentate, nel testo dicono di remare verso la Groenlandia e di sentire vicina la vittoria… attenzione alle onde.

Polonia: Justyna Steczkowska – GAJA 4 La signora professoressa, così la chiamano a The Voice Polonia dove è giudice, torna dopo 30 anni a Esc. Ma è soprattutto “la sciamana” della musica polacca perché ama evocare nei suoi testi dei canti magici in stile new age. Qui la protagonista è Gaja, ovvero l’amore. Tutto dark, carica epica da serie fantasy, folklore (non folk) elettronico, fiamme sul palco e simbologie esoteriche in video… Delle catene la innalza in scena a impersonificare l’uccello/drago nero sui megaschermi. La voce c’è, il resto anche meno

Slovenia: Klemen – How Much Time Do We Have Left 6  Personaggio a 360 gradi dell’entertainment sloveno (imitatore, cantautore, attore, conduttore tv) porta una ballad classica che punta sull’emozione. E’ il racconto (in inglese) della malattia della moglie in maniera diretta: “nostro figlio gattonava in salotto e hai letto la diagnosi che diceva saresti morta presto”. Il piano e i video privati creano tensione. Alla fine c’è anche lei sul palco, un bacio e vince l’amore. Estonia: Tommy Cash – Espresso Macchiato 6,5 Si è detto e scritto di tutto su Tommy Cash, breve riassunto: personaggio che gioca molto fra ironia, trash e mondo fashion con canzone che prende in giro i luoghi comuni italiani. Qualcuno se l’è presa per la parola “mafioso”, ma più che offesa è cazzeggio (magari un po’ approssimativo). L’ormai iconica spaghetti dance, la cravatta lunga fino alle ginocchia, la finta invasione di palco di una fan coprono una performance vocale che non è irresistibile.

Spagna: Melody – ESA DIVA 5 Fuori gara, come Paese fondatore è già in finale. La storia che racconta Melody è in parte autobiografica, il suo essere diventata bambina prodigio con una rumba tormentone dell’estate spagnola del 2001 (“El Baile del Gorilla), diventa poi un inno di empowerment femminile perché tutte le donne sono dive e quindi torna su stessa con la rinascita, il ritorno. La melodia funziona, la produzione è rimasta indietro come le paillettes del suo abito. Ucraina: Ziferblat – Bird of Pray 6 Il trio (scoperto con l’X Factor locale) porta un brano soft rock con qualche influenza anni 80 anche se nell’outfit siamo più nei colori e nelle forme del decennio precedente. Il desiderio di tornare a casa sulle ali di un uccello è un messaggio a tutti quelli fuggiti dal Paese per l’invasione russa. Speriamo che prima del rapace del titolo arrivi la colomba.

Svezia: KAJ – Bara Bada Bastu 7,5 Il calore della sauna (protagonista del testo), le cataste di legna, i pinetti sullo sfondo. sembra l’ambientazione di una pubblicità natalizia. La Svezia ci aveva abituati a proposte dal taglio pop internazionale (molto di quello mondiale nasce da quelle parti) e anche se questa volta punta su una fisarmonica dance e usa la lingua made e non l’inglese riesce ad evitare il pericoloso baratro del trash. Funziona. Il trio, tiktoker e comici oltre che musicisti, potrebbe portare a casa la vittoria numero 8, e sarebbe record assoluto. Favoritissimi

Portogallo: NAPA – Deslocado 6,5 Una ballad indie-psichidelica sulla nostalgia di chi è lontano da casa. Una proposta fin troppo raffinata per una competizione dove qualche grammo di tamarraggine ci vuole. Anche la performance dei cinque è composta.

Norvegia: Kyle Alessandro – Lighter 6 I videowall con grafiche in stile Stonehenge di cemento brutalista, lui in armatura medievale, fiamme da piromane… Lo stile Esc c’è, lo Stile è altro. Il testo è un invito a trovare luce e forza dentro di sé e il ragazzo l’ha scritta per la mamma ammalata di cancro. In questo folk dance banalotto c’è energia, ma Kyle perde un po’ di precisione.

Belgio: Red Sebastian – Strobe Lights 7 Una base techno che picchia dove deve picchiare, il rosso del nome ovunque: sui capelli, nella tuta in lattice e nelle luci. Bella l’interazione con il doppio riflesso nei led della base del palco. Quando la sua voce va in alto ricordiamoci che qui è vitato l’autotune.

Italia: Lucio Corsi – Volevo Essere Un Duro 8 Fuori gara. In tutti i sensi. Già qualificato alla finale di diritto perché l'Italia è nei «big five». Nel regno della finzione (il regolamento di Esc costringe tutti ad utilizzare basi, non si può suonare dal vivo) Corsi ricrea un mondo in cui gli strumenti sono comunque al centro della performance (e forse l'armonica la suona pure): dal pianoforte alla chitarra, il sostegno di Tommaso Ottomano con una seconda chitarra, il trucco bianco e bolero gialle con le spallone: come la prima sera a Sanremo. 

Azerbaijan: Mamagama - Run With U 7 Il pezzo è ben costruito. La melodia funziona bene e qualche anno fa sarebbe stata in linea con un elegante pop internazionale da classifica. La presenza del saz, una specie di liuto, da un tocco folk senza scadere nel kitsch. Peccato per il falsetto instabile (soprattutto alle prove).

San Marino: Gabry Ponte – Tutta L’Italia 6,5 Un altro pezzo di Sanremo all’Esc che si guadagna la finale. Lo stacchetto del Festival, la fisarmonica dance e i luoghi comuni sull’Italia, arriva in gara. Gabry in consolle, alle sue spalle simboli dell’arte italiana, da Leonardo a Michelangelo al Colosseo. Se a Sanremo sembrava fuori contesto, qui ci sta proprio. Anche le tamarrate vanno fatte bene.

Albania: Shkodra Elektronike – Zjerm 6 L'Italia c'è anche qui, ma è solo la geolocalizzazione: Kolë Laca e Beatriçe Gjergji sono di Shkodra-Scutari ma vivono da anni in Italia. Lui è stato anche il tastierista del Teatro degli orrori. Musicalmente sono invece i suoni e atmosfere della loro tradizione, portati a oggi dalla produzione elettronica, a guidare. Intento nobile, ma di difficile assimilazione per un contesto così superficiale.

Paesi Bassi: Claude – C’est La Vie 5,5 Non è che se non sono tamarri sono promossi (e viceversa). Testo furbetto che mischia inglese e francese (hanno fatto meglio i Beatles con Michelle, ma quello vale per qualsiasi cosa abbiano fatto i quattro) e melodia azzeccata ma poco originale. C’è un po’ tanto di Stromae in questa ballad. Croazia: Marko Bošnjak – Poison Cake 6,5 Un brano a due facce: una dark e misteriosa con atmosfere metal e una fiabesca da filastrocca pop.

Svizzera: Zoë Më – Voyage 5 Una ballad piccola e delicata, l'esibizione non aggiunge e non toglie nulla. Un compitino

Cipro: Theo Evan – Shh 5 Performance ginnica/geometrica per canzone che non ha la stessa potenza e la stessa quadratura. Non c'è quel qualcosa... 

13 maggio 2025 ( modifica il 14 maggio 2025 | 09:06)

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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