Cessati gli schiamazzi neo woke, ci si interroghi se Ventotene sia davvero un faro da seguire | Il Foglio


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The Ventotene Manifesto's Relevance

The article critically examines the Italian left's adoption of the Ventotene Manifesto, questioning its applicability to modern political challenges. The author argues that the left's focus on 'woke' ideology mirrors a trend in the United States that has empowered populist movements.

Critique of 'Woke' Ideology

The author criticizes what they perceive as the Italian left's embrace of a rigid 'woke' agenda that stifles critical thinking and freedom of speech. This is compared to the American experience where a similar approach is seen as having inadvertently fueled the rise of Trumpism.

Concerns about Political Polarization

Concerns are expressed about the potential for this ideological approach to further polarize Italian politics, echoing the divisions seen in the United States. The author advocates for a more nuanced approach based on concrete political ideas rather than abstract ‘values.’

Comparison to the American Political Landscape

The author draws parallels between the Italian political climate and the American political landscape, pointing to the rise of populism and the rejection of traditional left-wing ideologies in the US as a cautionary tale for Italy.

Call for Moderation

The author concludes with a call for moderation and a plea against excessive ideological zeal, urging a careful consideration of the implications of various political positions and actions, particularly in the context of the Ventotene Manifesto's legacy.

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Foto ANSA
L'editoriale dell'elefantino Cessati gli schiamazzi neo woke, ci si interroghi se Ventotene sia davvero un faro da seguire Giuliano Ferrara 20 mar 2025

Il rischio che la sinistra italiana riproduca il meccanismo ideologico che perfino la sventurata sinistra americana sta abbandonando in tutta fretta: la quotidiana declinazione di un manuale della correttezza politica inteso come vincolo regolativo, ricattatorio, della libertĂ  critica e di pensiero 

Non è un caso di lesa maestà. La grandezza di due confinati di Ventotene, e di un eroe come Eugenio Colorni, che immaginano l’Europa di un futuro possibile, libero e federalista, nell’anno chiave della sua tentata distruzione da parte dei totalitarismi nazista e fascista è fuori discussione. Meloni ha detto in Parlamento che la sua Europa non è quella. Legittimo, vorrei vedere. Ritirare fuori il Manifesto di Spinelli e Rossi, come avevamo tentato di spiegare qui, è una scelta pigra e ambigua, è un affondare nel vuoto dei “valori” e delle declamazioni ornamentali quando sono necessari, oggi più che mai, solidi concetti politici, scelte che a piazza del Popolo non si sono viste, tra tanti sbandieramenti equivoci e sentimentali di un europeismo languido, inservibile, una via di fuga dalla responsabilità, il contrario delle intenzioni di chi il Manifesto aveva scritto (e che oggi, probabilmente, voterebbe a favore del piano ReArm Europe).

Che nel testo si esprima anche una cultura intrisa di arcaismi ideologici è un fatto. Lo aveva dimostrato per tempo, in un suo saggio storico di analisi delle contraddizioni e aporie del Manifesto, Ernesto Galli della Loggia, che si beccava di storico revisionista, intendendo per revisionista il male assoluto dell’infedeltĂ  ai cardini della nostra cultura costituzionale, ogni volta che scriveva una cosa vera ma scorretta.            

 

Leggi anche: L'estratto                  

 

Ora il problema, al di lĂ  delle chiassate parlamentari e delle basse retoriche neo woke, è questo. Davvero la sinistra italiana vuole riprodurre il meccanismo ideologico che perfino la sventurata sinistra americana sta abbandonando in tutta fretta, e cioè la quotidiana declinazione di un manuale della correttezza politica inteso come vincolo regolativo, ricattatorio, della libertĂ  critica e di pensiero? Spero di no. Per loro e per tutti noi.  

A forza di spingere per fare dell’istruzione, della ricerca e della conoscenza criticamente elaborata un canone obbligatorio del progressismo, i democratici americani si sono beccati la reazione selvaggia, e scandalosamente violenta, ma efficacissima, del trumpismo e del vancismo. I nuovi padroni d’America, in nome dell’iperdemocrazia, del mandato popolare, smantellano il dipartimento dell’Istruzione colpendo i canonisti del progresso forzato, inondano la Fox di intemerate contro l’indottrinamento delle nuove generazioni che raggiungono e persuadono i ceti familiari e popolari alla base del successo della destra populista, pescano nel torbido di un consenso addirittura fanatico quando stabiliscono giustamente che i maschi non devono gareggiare con le femmine negli sport competitivi, quando affermano non senza ragioni, in modo tuttavia violento e irriflessivo, privo di cautele liberali a loro estranee, il concetto ovvio che ci sono solo due sessi, maschile e femminile.

Non vorrei che le grottesche imitazioni della Ocasio-Cortez o di altri obamiani spiccioli inquadrati nella radical left americana, persone che dovrebbero sorvegliare meglio la loro personalitĂ  politica come Debora Serracchiani o altri, offrissero, con un grave ritardo provinciale, le stesse armi di scompaginamento ideologico offerte a Trump e al popolo Maga dagli sfortunati araldi della wokeness americana.

Sono fieramente avverso ai fanatici hamasiani detti pro Pal, ma vorrei conservare i miei dubbi sull’arresto e il tentativo di rimpatrio forzato del militante propalestinese della Columbia. Sono fieramente avverso all’interferenza della giustizia politicizzata con le procedure della democrazia e dello stesso stato di diritto, ma se un domani Meloni decidesse semplicemente di non osservare le sentenze dei giudici che fanno rientrare i richiedenti asilo dall’Albania, invece di interporre appello e cercare una via legale e istituzionale per difendere il suo spazio politico esecutivo, insomma se decidesse di ignorare le sentenze e criminalizzare i giudici come fa Trump quando si scaglia contro chi mette i bastoni legali tra le ruote delle sue decisioni di rimpatrio o deportazione in Ecuador dei venezuelani, lo considererei uno scandalo in termini di garantismo giuridico e costituzionale. Su Ventotene e sul resto, vi prego, surtout pas trop de zèle (soprattutto, niente zelo).    

  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini nĂŠ retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.

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